Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
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Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
Ciclicamente mi tornano in mente gli studi eseguiti dall'Alfa Romeo negli anni '70 ed '80, insieme alla sua "consociata" Spica.
Chiaro, leggendo i pochi riferimenti che ci sono in giro, la cosa non può che suscitare una certa rabbia...
Gli è che leggere (in giro per la rete) frasi del tipo:
"L'iniezione elettronica Bosch di allora si basava su un "hardware" direttamente derivato dai sistemi di alimentazione dei motori a gasolio, e per questo sovradimensionato e relativamente lento, mentre la Spica aveva realizzato l'elettroiniettore più piccolo e veloce del mondo."
"La (sconsociuta) vivacità di Spica e Alfa Romeo portò al deposito di una serie di brevetti in merito e tutto faceva presagire un imminente esordio della "italian-way" all'iniezione elettronica di benzina, trovato in Siemens il partner ideale per l'ingegnerizzazione della gestione elettronica. "
"Purtroppo, come è noto, nelle aziende del gruppo IRI del tempo si viaggiava a due velocità: mentre i tecnici erano brillanti e spregiudicati nello sperimentare, il resto dell'apparato, ben poco "commerciale", schiavo della politica e della burocrazia poneva dei freni incredibili all'innovazione. E l'enorme mole di studi e progetti tecnico-estetici che in quegli anni furono "abortiti" sul nascere, ne è la prova."
...non è che possano suscitare sentimenti diversi.
Ricordo benissimo gli articoli delle riviste specializzate dell'epoca (se cerco bene credo anche di poter ritroverli) che parlavano dell'Alfetta col 4 cilindri modulare, che fu data in "beta test" ad alcuni taxisti milanesi.
Per poi passare alla produzione nel 1982 del modello Alfetta 2.0 CEM, del quale furono venduti qualche centinaio (appena!) di esemplari.
Ma quello che fa particolarmente rabbia è che fu sviluppato anche un V6 CEM:
"Contemporaneamente, alla luce dell'introduzione del sistema modulare se ne studiava l'installazione sul motore V6 da due litri e mezzo, certamente più adatto ad una tecnologia del genere. I primi test furono svolti su un'unità aspirata di derivazione Gtv6: si compararono alle classiche testate emisferiche Alfa Romeo, nuove teste motore con camere di combustione Heron, si studiarono i rapporti di compressione più adatti e si cercò di ottimizzare la circolazione del fluido di raffreddamento per scongiurare il surriscaldamento localizzato e i fenomeni di detonazione. La modularità di funzionamento interessava le due bancate, delle quali una era trascinata ed entrava in funzione solo quando necessario. L'ottimizzazione giunse un paio d'anni dopo, con un'originale e definitiva modifica su un V6 2.5 di derivazione Alfa 90 Quadrifoglio Oro. La bancata di sinistra, sempre attiva, aveva un rapporto di compressione elevato (12:1) e metteva in movimento un piccolo turbocompressore che alimentava esclusivamente la bancata opposta, dotata di basso rapporto di compressione (8.3:1) che produceva lavoro solo quando necessario. Questa particolare unità dalla mezza sovralimentazione era dotata di altre peculiarità, come i corpi farfallati diversi (alimentazione singola sulla bancata sinistra e farfalla unica per quella opposta) gestiti da motorini passo-passo (praticamente un drive-by-wire con vent'anni di anticipo) per ottimizzare il funzionamento nel passaggio da tre a sei cilindri, che doveva avvenire gradualmente. La bancata sovralimentata, inoltre, non soffriva di alcun turbolag visto che la turbina era sempre in pressione, alimentata dai gas di scarico della parte opposta del motore. Con questo motore fu allestito un muletto su base Gtv6, che vantava una potenza di 192 CV a 5800 giri e una coppia di 26 kgm a 4500 giri. Pur con un'elettronica rudimentale - per i canoni moderni - con banchi di memoria da soli 8 kB, si riuscirono ad ottenere 32 cavalli in più e consumi ridotti del 34% rispetto al modello d'origine. Le potenzialità di tale tecnologia erano enormi: per semplice raffronto, nel 2003 l'ultima evoluzione industriale dello stesso propulsore due litri e mezzo, 24v, aspirato, ma con elettronica migliaia di volte più raffinata, vantava la stessa potenza a 6300 giri e una coppia inferiore con circa 23 kgm a 5000 giri."
Di tutto ciò, attualmente in rete si trova questo (e poco altro):
http://www.omniauto.it/magazine/11104/quella-volta-che-lalfa-romeo-azzard-liniezione
http://www.gtv6-156gta.be/GTV6CallawayRT1985.pdf
Chiaro, leggendo i pochi riferimenti che ci sono in giro, la cosa non può che suscitare una certa rabbia...
Gli è che leggere (in giro per la rete) frasi del tipo:
"L'iniezione elettronica Bosch di allora si basava su un "hardware" direttamente derivato dai sistemi di alimentazione dei motori a gasolio, e per questo sovradimensionato e relativamente lento, mentre la Spica aveva realizzato l'elettroiniettore più piccolo e veloce del mondo."
"La (sconsociuta) vivacità di Spica e Alfa Romeo portò al deposito di una serie di brevetti in merito e tutto faceva presagire un imminente esordio della "italian-way" all'iniezione elettronica di benzina, trovato in Siemens il partner ideale per l'ingegnerizzazione della gestione elettronica. "
"Purtroppo, come è noto, nelle aziende del gruppo IRI del tempo si viaggiava a due velocità: mentre i tecnici erano brillanti e spregiudicati nello sperimentare, il resto dell'apparato, ben poco "commerciale", schiavo della politica e della burocrazia poneva dei freni incredibili all'innovazione. E l'enorme mole di studi e progetti tecnico-estetici che in quegli anni furono "abortiti" sul nascere, ne è la prova."
...non è che possano suscitare sentimenti diversi.
Ricordo benissimo gli articoli delle riviste specializzate dell'epoca (se cerco bene credo anche di poter ritroverli) che parlavano dell'Alfetta col 4 cilindri modulare, che fu data in "beta test" ad alcuni taxisti milanesi.
Per poi passare alla produzione nel 1982 del modello Alfetta 2.0 CEM, del quale furono venduti qualche centinaio (appena!) di esemplari.
Ma quello che fa particolarmente rabbia è che fu sviluppato anche un V6 CEM:
"Contemporaneamente, alla luce dell'introduzione del sistema modulare se ne studiava l'installazione sul motore V6 da due litri e mezzo, certamente più adatto ad una tecnologia del genere. I primi test furono svolti su un'unità aspirata di derivazione Gtv6: si compararono alle classiche testate emisferiche Alfa Romeo, nuove teste motore con camere di combustione Heron, si studiarono i rapporti di compressione più adatti e si cercò di ottimizzare la circolazione del fluido di raffreddamento per scongiurare il surriscaldamento localizzato e i fenomeni di detonazione. La modularità di funzionamento interessava le due bancate, delle quali una era trascinata ed entrava in funzione solo quando necessario. L'ottimizzazione giunse un paio d'anni dopo, con un'originale e definitiva modifica su un V6 2.5 di derivazione Alfa 90 Quadrifoglio Oro. La bancata di sinistra, sempre attiva, aveva un rapporto di compressione elevato (12:1) e metteva in movimento un piccolo turbocompressore che alimentava esclusivamente la bancata opposta, dotata di basso rapporto di compressione (8.3:1) che produceva lavoro solo quando necessario. Questa particolare unità dalla mezza sovralimentazione era dotata di altre peculiarità, come i corpi farfallati diversi (alimentazione singola sulla bancata sinistra e farfalla unica per quella opposta) gestiti da motorini passo-passo (praticamente un drive-by-wire con vent'anni di anticipo) per ottimizzare il funzionamento nel passaggio da tre a sei cilindri, che doveva avvenire gradualmente. La bancata sovralimentata, inoltre, non soffriva di alcun turbolag visto che la turbina era sempre in pressione, alimentata dai gas di scarico della parte opposta del motore. Con questo motore fu allestito un muletto su base Gtv6, che vantava una potenza di 192 CV a 5800 giri e una coppia di 26 kgm a 4500 giri. Pur con un'elettronica rudimentale - per i canoni moderni - con banchi di memoria da soli 8 kB, si riuscirono ad ottenere 32 cavalli in più e consumi ridotti del 34% rispetto al modello d'origine. Le potenzialità di tale tecnologia erano enormi: per semplice raffronto, nel 2003 l'ultima evoluzione industriale dello stesso propulsore due litri e mezzo, 24v, aspirato, ma con elettronica migliaia di volte più raffinata, vantava la stessa potenza a 6300 giri e una coppia inferiore con circa 23 kgm a 5000 giri."
Di tutto ciò, attualmente in rete si trova questo (e poco altro):
http://www.omniauto.it/magazine/11104/quella-volta-che-lalfa-romeo-azzard-liniezione
http://www.gtv6-156gta.be/GTV6CallawayRT1985.pdf
Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
Riassumendo in due parole: il ritardo di approccio dell'Alfa all'iniezione è dovuto solamente a questioni burocratiche?
Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
non è affatto vero che l'alfa era in ritardo sull'iniezione,
piuttosto c'era una certa diffidenza sull'iniezione da parte della clientela,infatti nell'83 usciva l'alfetta q.oro 2.0 iniezione elettronica,all'epoca una signora macchina molto superiore alla concorrenza.
Tuttavia in italia oggi come allora c'e' sempre la politica ad ostacolare tutto...
piuttosto c'era una certa diffidenza sull'iniezione da parte della clientela,infatti nell'83 usciva l'alfetta q.oro 2.0 iniezione elettronica,all'epoca una signora macchina molto superiore alla concorrenza.
Tuttavia in italia oggi come allora c'e' sempre la politica ad ostacolare tutto...
gigi-55- Consigliere
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Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
Uncle DeeZee ha scritto:Riassumendo in due parole: il ritardo di approccio dell'Alfa all'iniezione è dovuto solamente a questioni burocratiche?
Si, c'è anche quell'aspetto.
Ma quel che a me fa rabbia è che furono sviluppate delle tecnologie avanzatissime (per l'epoca) ma non furono adottate nelle auto di serie.
Se la spica era davvero superiore allora (secondo me) è stato assurdo piegarsi alla Bosch.
Praticamente troviamo solo la 90 V6 2.0, con la spica.
E oggi sarebbe un puro azzardo comprarne una, perchè se si dovesse rompere qualcosa...beh...i pezzi di ricambio sono praticamente introvabili.
Chiaro, questo concetto va esteso a tutte le auto ad iniezione in generale.
(Diciamo che il collezionismo d'epoca a "lunga gittata" è sicuro solo con le auto a carburatori)
Però un conto è comprare un'auto ad iniezione d'interesse storico e collezionistico che può contare su una diffusione di componenti abbastanza vasta, ed un altro conto, invece, è prendere un'auto che è stata costruita in pochi esemplari e non ha componenti in comune con nessun'altra vettura.
Se prendiamo una 90 V6 2.5, per esempio, ha l'inieizione Bosch comune con molti altri modelli (alfa 75 in primis)...
Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
gigi-55 ha scritto:,infatti nell'83 usciva l'alfetta q.oro 2.0 iniezione elettronica,all'epoca una signora macchina molto superiore alla concorrenza.
Una delle prime auto che ho guidato!
Una delle soddisfazioni che mi diede fu quella di battere in accelerazione una (allora "famigerata") Golf Gti.
Cosa che invece era impensabile con la giulietta 1.6 a carburatori.
Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
mio fratello ha avuto la golf gti prima serie fino a pochi anni fa,aveva un buono scatto per via della leggerezza,ma come macchina non è assolutamente paragonabile all'alfetta,piuttosto è paragonabile alla 127 sport,o al limite all'alfa sud QV.l'alfetta aveva gia delle soluzioni avveniristiche e un confort che nulla aveva a che vedere con le vw,per non parlare dell'affidabilita',
C'è da dire che in vw era la prima trazione avanti che si faceva ed è stata copiata dalla 128,infatti giugiaro in un'intervista lo ammette.
C'è da dire che in vw era la prima trazione avanti che si faceva ed è stata copiata dalla 128,infatti giugiaro in un'intervista lo ammette.
gigi-55- Consigliere
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Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
tornando in topic c'è da dire che il sistema ad alimentazione singola sul v6,(Ogni cilindro la sua farfalla) per ritrovarlo oggi bisogna puntare molto in alto,infatti lo troviamo sulla bmw M3 v8 da 400 cv
gigi-55- Consigliere
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Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
PAROLE SANTE!L'alfa all'epoca fece molti studi con la Spica,erano avanti alla concorrenza ,i ricercatori erano in gamba ma certi manager come al solito misero tutto in sordina ..i risultati sono visibili oggi.Su autoscout da tempo vedevo una bellissima alfa 90 2.0 spica,mi sconsigliarono di comprarla e infatti so di gente che ne ha in garage ferme da anni,impossibile reperire i ricambi!
Vero la prima golf fu fatta per copiare la 128,e la poltica tedesca ha vinto ,hanno sempre creduto nel progettoper giungere alla settima generazione in fiat come pssiamo vedere vige il caos faccio la bravo la tolgo,faccio la stilo non va....rifacccio la bravo....sich!
Vero la prima golf fu fatta per copiare la 128,e la poltica tedesca ha vinto ,hanno sempre creduto nel progettoper giungere alla settima generazione in fiat come pssiamo vedere vige il caos faccio la bravo la tolgo,faccio la stilo non va....rifacccio la bravo....sich!
davide155ista- Super utente
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Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
gulp gasp sob aggiungerei
gigi-55- Consigliere
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Re: Alfa Romeo, Spica e i motori modulari
Già i nostri dirigenti in ambito automobilistici ci hanno fatto diventare il fanalino di coda del mercato.....guarda i crucchi che hanno fatto con la golf e pensa cosa si poteva fare continuando a sviluppare seriamente auto valide come 128 prima serie con tutti i suoi spin-off (128 rally ,coupè ,ecc...),alfa 75 ,alfetta,ecc...,lancia delta....e parlo delle prime serie,non la delta degli anni 90........ecc.....
davide155ista- Super utente
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